Visita Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano | Hotel Seven Palinuro Hotel Seven, a pochi passi dal centro di Palinuro, offerte in bed and breakfast a partire da 29,00 euro a persona. Hotel per famiglie e coppie, situato presso Arco Naturale di Palinuro, albergo stile mediterraneo. Piscina, solarium, reception aperta 24 ore con personale multilingua, discoteca. http://www.hotelsevenresidence.it/index.php/itinerari-2/parco-nazionale-del-cilento-e-vallo-di-diano 2021-04-02T12:29:00+00:00 Hotel Seven Residence Palinuro info@hotelsevenresidence.it Joomla! - Open Source Content Management Roscigno Vecchia 2015-05-18T14:20:08+00:00 2015-05-18T14:20:08+00:00 http://www.hotelsevenresidence.it/index.php/itinerari-2/parco-nazionale-del-cilento-e-vallo-di-diano/roscigno-vecchia Super User ivan@sos-computer.eu <div style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%;"><em>"Roscigno, abitanti tre, due donne e un uomo, sono rimasti solo loro, non sai se tenaci o rassegnati, in quello che può definirsi un paese fantasma, popolato ormai solo da ricordi e suggestioni, spaccato di una civiltà che muore affogata nel nuovo, ma che conserva una dignità fatta di cose semplici e di una fragranza di antico..."</em>. </span></span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%;">E' un giovane cronista del mattino, Onorato Volzone, rimasto ammaliato dalla bellezza del posto, a raccontare per la prima volta di Roscigno, paese del Cilento interno che </span>sorge sulle pendici del Monte Pruno, detto anche “<strong><span style="font-weight: normal;">Balcone degli Alburni</span></strong>”<span style="line-height: 115%;">. </span></span></div> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il paese è diviso in due parti: Roscigno Nuovo e Roscigno Vecchia, completamente disabitato <span style="line-height: 115%;">dagli inizi del secolo scorso per effetto di due ordinanze emanate dal genio civile che imponevano l'evacuazione di quegli insediamenti a rischio di frane per la natura argillosa del terreno.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><em><strong><span style="line-height: 115%;">Roscigno Vecchia</span> </strong></em>offre al visitatore un ambiente suggestivo e misterioso e <span style="line-height: 115%;">qui ritroviamo quasi intatta la struttura urbanistica dei paesi cilentani, con i palazzotti, le cappelle signorili, le case povere abitante un tempo dai contadini e una chiesa del settecento. Oggi la storia di questo borgo rivive attraverso le fotografie storiche e i tanti oggetti di vita rurale raccolti e conservati nel museo della casa contadina allestito nei locali restaurati di una ex casa colonica e del vecchio municipio.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Da visitare: il <strong><span style="font-weight: normal;">Museo della Civiltà Contadina</span></strong>, la <strong><span style="font-weight: normal;">Chiesa di San Nicola di Bari</span></strong> (costruita nel 1770 e attualmente in restauro), la <strong><span style="font-weight: normal;">Fontana</span></strong> e il <strong><span style="font-weight: normal;">Campanile</span></strong>, tutte strutture architettoniche rimaste inalterate nel tempo, e le <strong><span style="font-weight: normal;">antiche tombe</span></strong> ritrovate su una piana del Monte Pruno a 2 km da Roscigno, dove sono venute alla luce abitazioni e sepolture con ricchi corredi risalenti ad un arco cronologico tra il VII e il III sec. a.C.: gioielli di ambra intagliata, armi, vasellame in argento, bronzo e in ceramica, utensili, appartenenti, tra l’altro, ad una tomba “principesca” (questo primo centro abitato è considerato il più antico villaggio enotrio-lucano).</span><br /><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Gli appassionati delle passeggiate nel verde possono risalire il corso del torrente Sammaro fino a giungere alla sorgente cristallina.</span></p> <div style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%;"><em>"Roscigno, abitanti tre, due donne e un uomo, sono rimasti solo loro, non sai se tenaci o rassegnati, in quello che può definirsi un paese fantasma, popolato ormai solo da ricordi e suggestioni, spaccato di una civiltà che muore affogata nel nuovo, ma che conserva una dignità fatta di cose semplici e di una fragranza di antico..."</em>. </span></span></div> <div style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%;">E' un giovane cronista del mattino, Onorato Volzone, rimasto ammaliato dalla bellezza del posto, a raccontare per la prima volta di Roscigno, paese del Cilento interno che </span>sorge sulle pendici del Monte Pruno, detto anche “<strong><span style="font-weight: normal;">Balcone degli Alburni</span></strong>”<span style="line-height: 115%;">. </span></span></div> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il paese è diviso in due parti: Roscigno Nuovo e Roscigno Vecchia, completamente disabitato <span style="line-height: 115%;">dagli inizi del secolo scorso per effetto di due ordinanze emanate dal genio civile che imponevano l'evacuazione di quegli insediamenti a rischio di frane per la natura argillosa del terreno.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><em><strong><span style="line-height: 115%;">Roscigno Vecchia</span> </strong></em>offre al visitatore un ambiente suggestivo e misterioso e <span style="line-height: 115%;">qui ritroviamo quasi intatta la struttura urbanistica dei paesi cilentani, con i palazzotti, le cappelle signorili, le case povere abitante un tempo dai contadini e una chiesa del settecento. Oggi la storia di questo borgo rivive attraverso le fotografie storiche e i tanti oggetti di vita rurale raccolti e conservati nel museo della casa contadina allestito nei locali restaurati di una ex casa colonica e del vecchio municipio.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Da visitare: il <strong><span style="font-weight: normal;">Museo della Civiltà Contadina</span></strong>, la <strong><span style="font-weight: normal;">Chiesa di San Nicola di Bari</span></strong> (costruita nel 1770 e attualmente in restauro), la <strong><span style="font-weight: normal;">Fontana</span></strong> e il <strong><span style="font-weight: normal;">Campanile</span></strong>, tutte strutture architettoniche rimaste inalterate nel tempo, e le <strong><span style="font-weight: normal;">antiche tombe</span></strong> ritrovate su una piana del Monte Pruno a 2 km da Roscigno, dove sono venute alla luce abitazioni e sepolture con ricchi corredi risalenti ad un arco cronologico tra il VII e il III sec. a.C.: gioielli di ambra intagliata, armi, vasellame in argento, bronzo e in ceramica, utensili, appartenenti, tra l’altro, ad una tomba “principesca” (questo primo centro abitato è considerato il più antico villaggio enotrio-lucano).</span><br /><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Gli appassionati delle passeggiate nel verde possono risalire il corso del torrente Sammaro fino a giungere alla sorgente cristallina.</span></p> Oasi WWF di Morigerati 2015-05-18T14:19:38+00:00 2015-05-18T14:19:38+00:00 http://www.hotelsevenresidence.it/index.php/itinerari-2/parco-nazionale-del-cilento-e-vallo-di-diano/200-oasi-wwf-di-morigerati Super User ivan@sos-computer.eu <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">L’<strong><em>Oasi</em></strong> è il progetto di conservazione più importante del WWF Italia e rappresenta l'intervento concreto in difesa del territorio naturale e della biodiversità. Creata nel 1985, ha una estensione di 607 ettari. È un'oasi di protezione della fauna, soggetta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico. La gestione è diretta, in convenzione con il comune di <em><strong>Morigerati</strong></em>.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">L'abitato è adagiato sulla sommità di una rupe che domina l'Oasi WWF della grotta di Morigerati, al cui interno si possono ammirare le meravigliose risorgenze del Bussento.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">La valorizzazione delle risorse naturali e culturali passa attraverso la tutela di un’area di pregio naturalistico, caratterizzata dalla presenza della riserva biologica delle grotte di Morigerati.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il fondo della gola del fiume Bussento offre un habitat suggestivo in cui la vegetazione di ripa è caratterizzata dallo sviluppo di muschi e felci, e tra gli alberi, di salici ed ontani. La presenza di molte specie animali, alcune delle quali in via di estinzione, conferma l'importanza di conservare l'ecosistema del fiume Bussento.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre, forse la più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, vivono la rara Salamandra dagli occhiali, endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Nelle leccete sono presenti il gatto selvatico e il lupo. Tra gli uccelli più significativi ricordiamo i rapaci, come il raro astore, il gheppio e i nibbi. È inoltre presente il corvo imperiale.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Un elemento fondamentale del paesaggio rurale che caratterizza il territorio del comune di Morigerati è la presenza del Fiume Bussento e del relativo bacino idrografico di riferimento. Tale corso d’acqua attraversa il territorio comunale, per circa 7 Km, a partire dalla zona della risorgenza (grotte del Bussento); tale corso d’acqua segna in maniera profonda il territorio e costituisce uno dei fenomeni di maggiore rilevanza dal punto di vista paesaggistico-ambientale; inoltre il tratto sotterraneo del Bussento dà vita ad uno dei fenomeni carsici di maggiore importanza presenti in Italia.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il fiume Bussento, che nasce dal versante meridionale del monte Cervati, in prossimità di Caselle in Pittari si inabissa in un colossale inghiottitoio per riapparire, dopo aver percorso il suo viaggio misterioso nelle viscere della terra, pochi chilometri più a sud, sotto l'abitato di Morigerati. L'intera zona offre uno degli spettacoli più belli e di maggior richiamo naturalistico del Parco. La passeggiata inizia da Morigerati con una bellissima mulattiera lastricata in pietra ed in parte scavata nella roccia che, dopo una serie di tornanti in discesa, porta fino all'ingresso della grotta. Da qui si entra con una stretta scaletta in pietra e si oltrepassa il profondo e spettacolare canyon, scavato dal fiume, con due ponticelli in legno. All'esterno, poi, il fiume offre delle suggestive vedute lungo la gola, dove acque limpide e fresche formano scorrendo tra profonde e suggestive pozze, rapide e cascate. Tutta la zona per la sua straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica merita una sosta prolungata.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">L’<strong><em>Oasi</em></strong> è il progetto di conservazione più importante del WWF Italia e rappresenta l'intervento concreto in difesa del territorio naturale e della biodiversità. Creata nel 1985, ha una estensione di 607 ettari. È un'oasi di protezione della fauna, soggetta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico. La gestione è diretta, in convenzione con il comune di <em><strong>Morigerati</strong></em>.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">L'abitato è adagiato sulla sommità di una rupe che domina l'Oasi WWF della grotta di Morigerati, al cui interno si possono ammirare le meravigliose risorgenze del Bussento.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">La valorizzazione delle risorse naturali e culturali passa attraverso la tutela di un’area di pregio naturalistico, caratterizzata dalla presenza della riserva biologica delle grotte di Morigerati.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il fondo della gola del fiume Bussento offre un habitat suggestivo in cui la vegetazione di ripa è caratterizzata dallo sviluppo di muschi e felci, e tra gli alberi, di salici ed ontani. La presenza di molte specie animali, alcune delle quali in via di estinzione, conferma l'importanza di conservare l'ecosistema del fiume Bussento.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Molto ricca è anche la fauna dei corsi d'acqua dove senza dubbio domina la popolazione di lontre, forse la più ricca d'Italia. Nelle aree più prossime alle sorgenti, dove l'acqua è più fredda, vivono la rara Salamandra dagli occhiali, endemismo italiano di grande interesse naturalistico, e la più comune Salamandra.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Nelle leccete sono presenti il gatto selvatico e il lupo. Tra gli uccelli più significativi ricordiamo i rapaci, come il raro astore, il gheppio e i nibbi. È inoltre presente il corvo imperiale.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Un elemento fondamentale del paesaggio rurale che caratterizza il territorio del comune di Morigerati è la presenza del Fiume Bussento e del relativo bacino idrografico di riferimento. Tale corso d’acqua attraversa il territorio comunale, per circa 7 Km, a partire dalla zona della risorgenza (grotte del Bussento); tale corso d’acqua segna in maniera profonda il territorio e costituisce uno dei fenomeni di maggiore rilevanza dal punto di vista paesaggistico-ambientale; inoltre il tratto sotterraneo del Bussento dà vita ad uno dei fenomeni carsici di maggiore importanza presenti in Italia.</span></p> <p style="text-align: justify; line-height: normal; margin-bottom: 0pt;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Il fiume Bussento, che nasce dal versante meridionale del monte Cervati, in prossimità di Caselle in Pittari si inabissa in un colossale inghiottitoio per riapparire, dopo aver percorso il suo viaggio misterioso nelle viscere della terra, pochi chilometri più a sud, sotto l'abitato di Morigerati. L'intera zona offre uno degli spettacoli più belli e di maggior richiamo naturalistico del Parco. La passeggiata inizia da Morigerati con una bellissima mulattiera lastricata in pietra ed in parte scavata nella roccia che, dopo una serie di tornanti in discesa, porta fino all'ingresso della grotta. Da qui si entra con una stretta scaletta in pietra e si oltrepassa il profondo e spettacolare canyon, scavato dal fiume, con due ponticelli in legno. All'esterno, poi, il fiume offre delle suggestive vedute lungo la gola, dove acque limpide e fresche formano scorrendo tra profonde e suggestive pozze, rapide e cascate. Tutta la zona per la sua straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica merita una sosta prolungata.</span></p> Grotte dell'Angelo - Pertosa 2015-05-18T14:18:46+00:00 2015-05-18T14:18:46+00:00 http://www.hotelsevenresidence.it/index.php/itinerari-2/parco-nazionale-del-cilento-e-vallo-di-diano/grotta-dell-angelo-pertosa Super User ivan@sos-computer.eu <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">L'o</span></span><span><span><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">rigine delle </span><strong><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">Grotte di Pertosa</span></strong><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0"> (la cui denominazione ufficiale è</span><i><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0"> "Grotte dell'Angelo di Pertosa"</span></i><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">),&nbsp; è fatta risalire a ben 35 milioni di anni fa, sono le più importanti</span> dell'Italia del sud, le uniche ad essere attraversate da un fiume sotterraneo, il Tanagro o Negro, il cui corso è stato deviato a scopo di utilizzo energetico. Così facendo l'entrata delle Grotte si è allagata, tanto da permettere l'accesso all'interno, solo attraverso suggestive barchette sapientemente guidate da esperte guide del Comitato Pro Grotte dell'Angelo.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Incuneate per circa 3000 metri sotto gli Alburni le Grotte, si snodano in una suggestiva serie di cunicoli ed antri, fino a terminare in tante "Sale" naturali, tutte con una </span><span>caratteristica diversa.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Uomini dell'età del Bronzo, e forse anche della Pietra, qui scelsero di costruire le loro palafitte, le uniche, di cui si ha testimonianza, costruite all'interno di un sito come questo delle Grotte di Pertosa. Il particolare clima ed il tasso di umidità hanno fatto si che resti lignei di quelle antiche costruzioni, giungessero quasi intatti sino a noi, a testimonianza storica dell'avvenuto insediamento e di una lunga permanenza. Anche gli antichi Greci e poi i Romani, scelsero queste caverne naturali per i loro rituali e le cerimonie sacre, tanto che il primo ad accennare a questi luoghi fu Plinio il Vecchio. Rifugio dei Cristiani, che qui pregavano Cristo al sicuro da ogni pericolo, le Grotte continuarono a dare riparo all'uomo fino alla prima metà dello scorso secolo, quando gli abitanti del Vallo di Diano le usavano come rifugio sicuro antiaereo. Purtroppo la permanenza dell'uomo ha anche interferito con la costruzione calcarea di stalattiti e stalagmiti, andando a toccare la <span>s</span><span>uperficie delle opere calcaree naturali e lasciano così una patina che non ha più </span><span>permesso alle gocce di calcio di far crescere ulteriormente le colonnine naturali.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Il tour all'interno delle Grotte inizia a circa 263 metri di altitudine sulla sinistra idrografica del fiume Tanagro, con una piccola ma suggestiva traversata in barca sulle acque verdi e ricche di calcio del fiume sotterraneo. Seguendo un percorso ben delimitato da corde sospese, la guida traghetta l'imbarcazione per circa 200 metri verso il cuore del monte e la sorgente, da dove si diramano i vari percorsi. </span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Il percorso turistico si snoda attraverso cunicoli, gallerie, strettoie e grandi Sale, tutte caratteristiche ed uniche nel suo genere: tra le tante segnaliamo la Sala delle Meraviglie; quella Grande, ove l'altezza sfiora i 24 metri senza che ci si renda conto di tale distanza. In realtà, i concetti di spazio e di tempo sono percepiti in modo diverso all'interno delle Grotte, come se il tempo scorresse più lento e lo spazio fosse più ristretto a misura d'uomo. Un sapiente gioco di luce ben evidenzia le mille figure e le costruzioni calcaree dalle forme più disparate che lasciano ampio spazio alla fantasia. Unica al mondo è la Sala delle Spugne, che da sola varrebbe tutta la visita. Anche la Sala dei Pipistrelli, così chiamata perché una volta era il rifugio di migliaia di questi animali che nel buio di questi luoghi trovavano conforto e riparo, presenta caratteristiche molto particolari e rare. Sulla roccia si vede ancora il segno di dove arrivavano gli escrementi di questi animali, che avevano ricoperto di tonnellate di guano oltre metà della Grotta dei Pipistrelli. Disturbati dalla presenza dell'uomo hanno poi lasciato questi luoghi per loro non più sicuri, lasciando a noi la scoperta delle meraviglie calcaree presenti in questa parte di Grotte. La Montecatini, oggi Montedison, società che si occupò di rimuovere il guano, ottenne da questo, tonnellate di materiale prezioso da utilizzare per fertilizzanti e cosmetici. La Sala dei Pipistrelli affaccia sul primo tratto del fiume sommerso percorso in barca all'entrata, proprio sopra un piccolo anfratto che fu scelto dal regista Dario Argento come location per una scena del film: "Il Fantasma dell'Opera". Ancora oggi si può ammirare questo set particolare, così come venne allestito dal celebre artista durante le riprese. Uscendo dalle Grotte ci si trova di nuovo immersi nella realtà del Vallo e nella ricca vegetazione che circonda questa zona.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">L'o</span></span><span><span><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">rigine delle </span><strong><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">Grotte di Pertosa</span></strong><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0"> (la cui denominazione ufficiale è</span><i><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0"> "Grotte dell'Angelo di Pertosa"</span></i><span class="goog_qs-tidbit goog_qs-tidbit-0">),&nbsp; è fatta risalire a ben 35 milioni di anni fa, sono le più importanti</span> dell'Italia del sud, le uniche ad essere attraversate da un fiume sotterraneo, il Tanagro o Negro, il cui corso è stato deviato a scopo di utilizzo energetico. Così facendo l'entrata delle Grotte si è allagata, tanto da permettere l'accesso all'interno, solo attraverso suggestive barchette sapientemente guidate da esperte guide del Comitato Pro Grotte dell'Angelo.</span></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Incuneate per circa 3000 metri sotto gli Alburni le Grotte, si snodano in una suggestiva serie di cunicoli ed antri, fino a terminare in tante "Sale" naturali, tutte con una </span><span>caratteristica diversa.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">Uomini dell'età del Bronzo, e forse anche della Pietra, qui scelsero di costruire le loro palafitte, le uniche, di cui si ha testimonianza, costruite all'interno di un sito come questo delle Grotte di Pertosa. Il particolare clima ed il tasso di umidità hanno fatto si che resti lignei di quelle antiche costruzioni, giungessero quasi intatti sino a noi, a testimonianza storica dell'avvenuto insediamento e di una lunga permanenza. Anche gli antichi Greci e poi i Romani, scelsero queste caverne naturali per i loro rituali e le cerimonie sacre, tanto che il primo ad accennare a questi luoghi fu Plinio il Vecchio. Rifugio dei Cristiani, che qui pregavano Cristo al sicuro da ogni pericolo, le Grotte continuarono a dare riparo all'uomo fino alla prima metà dello scorso secolo, quando gli abitanti del Vallo di Diano le usavano come rifugio sicuro antiaereo. Purtroppo la permanenza dell'uomo ha anche interferito con la costruzione calcarea di stalattiti e stalagmiti, andando a toccare la <span>s</span><span>uperficie delle opere calcaree naturali e lasciano così una patina che non ha più </span><span>permesso alle gocce di calcio di far crescere ulteriormente le colonnine naturali.</span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Il tour all'interno delle Grotte inizia a circa 263 metri di altitudine sulla sinistra idrografica del fiume Tanagro, con una piccola ma suggestiva traversata in barca sulle acque verdi e ricche di calcio del fiume sotterraneo. Seguendo un percorso ben delimitato da corde sospese, la guida traghetta l'imbarcazione per circa 200 metri verso il cuore del monte e la sorgente, da dove si diramano i vari percorsi. </span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span>Il percorso turistico si snoda attraverso cunicoli, gallerie, strettoie e grandi Sale, tutte caratteristiche ed uniche nel suo genere: tra le tante segnaliamo la Sala delle Meraviglie; quella Grande, ove l'altezza sfiora i 24 metri senza che ci si renda conto di tale distanza. In realtà, i concetti di spazio e di tempo sono percepiti in modo diverso all'interno delle Grotte, come se il tempo scorresse più lento e lo spazio fosse più ristretto a misura d'uomo. Un sapiente gioco di luce ben evidenzia le mille figure e le costruzioni calcaree dalle forme più disparate che lasciano ampio spazio alla fantasia. Unica al mondo è la Sala delle Spugne, che da sola varrebbe tutta la visita. Anche la Sala dei Pipistrelli, così chiamata perché una volta era il rifugio di migliaia di questi animali che nel buio di questi luoghi trovavano conforto e riparo, presenta caratteristiche molto particolari e rare. Sulla roccia si vede ancora il segno di dove arrivavano gli escrementi di questi animali, che avevano ricoperto di tonnellate di guano oltre metà della Grotta dei Pipistrelli. Disturbati dalla presenza dell'uomo hanno poi lasciato questi luoghi per loro non più sicuri, lasciando a noi la scoperta delle meraviglie calcaree presenti in questa parte di Grotte. La Montecatini, oggi Montedison, società che si occupò di rimuovere il guano, ottenne da questo, tonnellate di materiale prezioso da utilizzare per fertilizzanti e cosmetici. La Sala dei Pipistrelli affaccia sul primo tratto del fiume sommerso percorso in barca all'entrata, proprio sopra un piccolo anfratto che fu scelto dal regista Dario Argento come location per una scena del film: "Il Fantasma dell'Opera". Ancora oggi si può ammirare questo set particolare, così come venne allestito dal celebre artista durante le riprese. Uscendo dalle Grotte ci si trova di nuovo immersi nella realtà del Vallo e nella ricca vegetazione che circonda questa zona.</span></span></p> Padula e la Certosa 2015-05-18T14:18:07+00:00 2015-05-18T14:18:07+00:00 http://www.hotelsevenresidence.it/index.php/itinerari-2/parco-nazionale-del-cilento-e-vallo-di-diano/198-padula-e-la-certosa Super User ivan@sos-computer.eu <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">La Certosa di San Lorenzo, ubicata sotto la collina dove sorge il paese di Padula, è uno dei monasteri pù grandi nel mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"><span>La costruzione della Certosa di San Lorenzo in Padula, che faceva parte della provincia cartusiana <i>"Sancti Brunonis", </i>fu<i> </i>voluta e finanziata a partire dai 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa dei Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone). </span>Fu progettata secondo la struttura tipica delle certose, che rispecchiava la vita religiosa e pratica dell'ordine. L'organizzazione degli spazi seguiva la distinzione tra una parte alta, dove alloggiavano i padri certosini, conducendovi una vita intimamente religiosa ed ascetica; e una parte bassa, cioè gli ambienti che, per la loro collocazione bassa, per l'appunto, erano adatti all'esercizio delle attività mondane. <br /></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="line-height: 115%; color: black; font-size: 10pt;">Un muro molto esteso, pensato a scopo di difesa, circonda il monastero. Immediatamente dietro le mura vi erano gli orti. </span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">La Certosa, pur avendo subito profonde trasformazioni nel corso dei secoli, ha conservato la sua struttura delle origini. Per quanto riguarda i particolari, invece, rimangono soltanto le volte della chiesa ed elementi architettonici vari trasferiti dalla loro ubicazione originaria per essere riutilizzati in altri ambienti.<br />La porta della chiesa è del '300. Al '400 risalgono il bassorilievo in pietra al lato delle scale che conducono alla foresteria e, probabilmente, la bella scala a chiocciola che porta alla biblioteca.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel '500 furono costruiti, in particolare, i due cori della chiesa, una riservata ai padri e l'altra ai conversi, e il chiostro della foresteria. I lavori per la ristrutturazione e l'ampliamentp del chiostro grande si protrassero oltre la metà del '600. In questo secolo la chiesa fu impreziosita con arredi sacri in argento.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel corso del '700 fu edificato il refettorio attuale, mentre i vari ambienti furono abbelliti con decorazioni in stucco.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel 1882 la Certosa fu dichiarata monumento nazionale e affidata alle cure del Ministero dell'Istruzione Pubblica. Ciò nonostante non seguirono interventi concreti di recupero, così il peggioramento del suo stato proseguì.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Solo a partire dal 1982, quando il monastero fu affidato alla Soprintendenza dei Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Salerno, furono avviati lavori importanti di restauro e promosse iniziative di valorizzazione. Oggi la Certosa, divenuto centro vitale d'iniziative culturali d'ampio respiro, ospita il Museo Archeologico della Lucania Occidentale e laboratori di restauro altamente qualificati.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;">La Certosa di San Lorenzo, ubicata sotto la collina dove sorge il paese di Padula, è uno dei monasteri pù grandi nel mondo e tra quelli di maggior interesse in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"><span>La costruzione della Certosa di San Lorenzo in Padula, che faceva parte della provincia cartusiana <i>"Sancti Brunonis", </i>fu<i> </i>voluta e finanziata a partire dai 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, sotto la supervisione organizzativa dei Priore della Certosa di Trisulti (Frosinone). </span>Fu progettata secondo la struttura tipica delle certose, che rispecchiava la vita religiosa e pratica dell'ordine. L'organizzazione degli spazi seguiva la distinzione tra una parte alta, dove alloggiavano i padri certosini, conducendovi una vita intimamente religiosa ed ascetica; e una parte bassa, cioè gli ambienti che, per la loro collocazione bassa, per l'appunto, erano adatti all'esercizio delle attività mondane. <br /></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="line-height: 115%; color: black; font-size: 10pt;">Un muro molto esteso, pensato a scopo di difesa, circonda il monastero. Immediatamente dietro le mura vi erano gli orti. </span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">La Certosa, pur avendo subito profonde trasformazioni nel corso dei secoli, ha conservato la sua struttura delle origini. Per quanto riguarda i particolari, invece, rimangono soltanto le volte della chiesa ed elementi architettonici vari trasferiti dalla loro ubicazione originaria per essere riutilizzati in altri ambienti.<br />La porta della chiesa è del '300. Al '400 risalgono il bassorilievo in pietra al lato delle scale che conducono alla foresteria e, probabilmente, la bella scala a chiocciola che porta alla biblioteca.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel '500 furono costruiti, in particolare, i due cori della chiesa, una riservata ai padri e l'altra ai conversi, e il chiostro della foresteria. I lavori per la ristrutturazione e l'ampliamentp del chiostro grande si protrassero oltre la metà del '600. In questo secolo la chiesa fu impreziosita con arredi sacri in argento.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel corso del '700 fu edificato il refettorio attuale, mentre i vari ambienti furono abbelliti con decorazioni in stucco.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Nel 1882 la Certosa fu dichiarata monumento nazionale e affidata alle cure del Ministero dell'Istruzione Pubblica. Ciò nonostante non seguirono interventi concreti di recupero, così il peggioramento del suo stato proseguì.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: black; font-size: 10pt;">Solo a partire dal 1982, quando il monastero fu affidato alla Soprintendenza dei Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Salerno, furono avviati lavori importanti di restauro e promosse iniziative di valorizzazione. Oggi la Certosa, divenuto centro vitale d'iniziative culturali d'ampio respiro, ospita il Museo Archeologico della Lucania Occidentale e laboratori di restauro altamente qualificati.</span></p> <p style="text-align: justify;"><span style="color: #000000; font-size: 10pt;"><span style="line-height: 115%; color: black;"></span></span></p>